domenica 10 agosto 2014

Distruzione del Paesaggio Storico, sviluppo miope e una falsa idea di modernizzazione

L'intervistato è Alberto Magnaghi, architetto urbanista, professore emerito dell'Università di Firenze. L'intervistatore è Gabriele Invernizzi, giornalista.

Professor Magnaghi, lei è stato il coordinatore scientifico del Pptr, il Piano paesaggistico territoriale della regione Puglia. Il suo papà, insomma... Qual è stata l'idea di fondo che ha ispirato questo piano che oggi viene considerato un modello da seguire, non solo  in Italia ma anche in Europa?
L'idea di fondo del Piano, che applica creativamente il Codice dei beni culturali e del paesaggio e la Convenzione europea del paesaggio, è una interpretazione identitaria e patrimoniale del paesaggio regionale. E' una interpretazione non solo finalizzata allo sviluppo dell'economia turistica (che in molti casi consuma risorse e distrugge paesaggio) ma è assunta come insieme di “elementi costruttivi” (ambientali, territoriali, paesaggistici, produttivi, culturali, artistici) che vanno messi in valore per elaborare un nuovo modello di sviluppo endogeno e durevole: un modello che punta allo sviluppo di un “pensiero meridiano” che sappia interpretare i propri valori identitari come risorse collettive utili a elevare la qualità della vita producendo beni utili al mondo e, dunque, ricchezza durevole. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio ci impone di trattare i valori paesaggistici di tutto il territorio regionale, dunque non solo le eccellenze paesaggistiche ma anche la riqualificazione delle aree degradate, le periferie, le zone industriali, le aree dell'abbandono e così via. In altre parole, si tratta di progettare l'elevamento della qualità dei “mondi di vita della popolazione”, così come la Convenzione europea interpreta il paesaggio, attraverso la cura e la reinterpretazione innovativa dei suoi giacimenti patrimoniali.
Più in concreto che cosa significa?

 
Nel Pptr questa idea di fondo si è concretizzata su tre assi fondamentali. Uno: mettere in atto strumenti di democrazia partecipativa per fare del Piano uno strumento culturale di costruzione di cittadinanza attiva verso l'autogoverno dei beni comuni territoriali e la produzione sociale del paesaggio. Due: incrementare la conoscenza, l'interpretazione storico-strutturale e la rappresentazione identitaria dei patrimoni paesaggistici della Puglia al fine di individuare delle regole statutarie che guidino le trasformazioni future verso la conservazione attiva e l'aumento di valore del patrimonio stesso attraverso la sua reinterpretazione innovativa. Tre: costruire una visione progettuale del Piano grazie a progetti regionali capaci di “infrastrutturare” il territorio attivando un nuovo modello di sviluppo fondato sulla valorizzazione del patrimonio stesso: la rete ecologica regionale integrata, il patto città-campagna con i parchi agricoli multifunzionali, i parchi periurbani e la riqualificazione delle periferie, le regole per lo sviluppo della produzione energetica locale, la rete regionale per la mobilità dolce, il progetto di valorizzazione delle coste e delle città dell'interno, l'organizzazione per sistemi territoriali dei beni culturali e così via.

Insieme agli amici il Pptr ha anche molti nemici. Chi sono?
Sono i portatori di interessi privati abituati a rendite selvagge, a usi privatistici degli ingenti finanziamenti pubblici, a produzioni edilizie e urbanistiche di bassa qualità. Sono quelli che hanno contribuito a erodere il patrimonio paesaggistico e del territorio agroambientale della Puglia. Tutti costoro sono certamente lesi da un Piano che difende una visione socialmente produttiva dei valori patrimoniali del territorio, ovvero un “bene comune” prezioso per il futuro socioeconomico della Puglia che non ammette più edificazioni selvagge delle coste, urbanizzazioni diffuse di casermoni e capannoni di bassa qualità, impianti fotovoltaici nei campi agricoli, infrastrutture distruttive delle identità ambientali, territoriali e paesaggistiche locali. Quanti accusano il Pptr di bloccare l'espansione infinita delle urbanizzazioni nelle campagne hanno ragione: il Piano blocca l'abnorme consumo di suolo per convertire l'attività edificatoria verso la riqualificazione edilizia, urbanistica ed energetica delle urbanizzazioni esistenti, riattivando la multifunzionalità del territorio agricolo.

Lei sa certamente che il Comune di Cisternino ha rispolverato il vecchio progetto della Strada dei Colli...
Ecco un altro progetto, come tanti progetti di infrastrutture in Italia, avulso da una qualsiasi utilità funzionale e sociale dimostrata e condivisa... Qui l'utilità va ricercata solo negli interessi dei finanziatori e dei costruttori delle infrastrutture stesse: è una utilità che si ispira a un modello di sviluppo miope che sfrutta il territorio e il paesaggio storico distruggendoli con una falsa idea di “modernizzazione”.

Lei conosce bene il territorio tra Cisternino e Ostuni, i Colli appunto, sui quali dovrebbe passare la nuova strada. Come si conciliano quel paesaggio e quell'ambiente con una colata di asfalto e cemento, con tanto di rotatorie,  guard-rail, pannelli fonoassorbenti, gas di scarico, inquinamento acustico?
Non si conciliano affatto. Per la Murgia dei Trulli il Pptr prevede una valorizzazione dei caratteri paesaggistici che recuperi l'identità profonda di  quel paesaggio costituito da una campagna abitata (che è il contrario di urbanizzata) unica nel contesto regionale della “Puglia grande” delle città e degli immensi spazi agricoli. La campagna abitata è dotata di una fitta trama di piccole unità produttive agricole, lotti mediamente di mezzo ettaro con trame più ampie intorno alle masserie, organizzate su uno straordinario mosaico di stradine,  sentieri, muretti a secco, annessi rurali e trulli, che ha storicamente domesticato un substrato geologico di valli carsiche e rocce affioranti, disegnando un fitto tessuto di uliveti, vigneti, frutteti e creando un rapporto virtuoso fra agricoltura  e architettura urbana e rurale.

Contro la Strada dei Colli si è mobilitata una larga parte dell'opinione pubblica, sono state raccolte oltre quattromila firme, c'è stata una manifestazione di piazza.
I comitati del No, le mobilitazioni “contro” come pure i vincoli paesaggistici da soli non bastano. Al progetto di “distruzione” del paesaggio bisogna opporre la forza di un progetto di “ricostruzione”. La cultura del vincolo non è in grado di frenare il processo in atto di “smontamento” pezzo per pezzo del paesaggio della campagna abitata che lascia il posto alla  campagna urbanizzata con la residenza turistica e le trasformazioni d'uso dei trulli, la sostituzione dei campi coltivati con i giardini esotici e le piscine, la distruzione dei muretti a secco con il tufo e il cemento, l'abbattimento di ulivi monumentali e così via. Un vero progetto di territorio deve saper ricostruire in forme nuove il rapporto virtuoso tra agricoltura e territorio, deve alimentare un processo di ripopolamento rurale, un movimento di “ritorno alla terra” connesso a nuove forme colte di agricoltura contadina, di filiere integrate di produzioni di qualità e tipiche, di ospitalità diffusa, di servizi urbani, verso un modello socioeconomico agroterziaro avanzato. 

Belle parole, professore. Ma nei fatti?
Un piccolo ma significativo esempio di questa strada di riconversione ecologica e produttiva della Murgia dei Trulli esiste. E' il Conservatorio botanico dei Giardini di Pomona in contrada Figazzano a Cisternino. Il parco agricolo per la conservazione delle cultivar storiche di interesse alimentare (fichi, melograni, agrumi, gelsi, azeruoli, erbe aromatiche) si accompagna al recupero delle filiere tradizionali, dei sapori e delle tecniche produttive locali e sostenibili: dalle acque della rete delle cisterne tradizionali sino al trattamento del compost dei rifiuti, al recupero dei trulli, dell'edilizia rurale, della masseria, dei muretti a secco, dei sentieri, dell'artigianato locale delle ceramiche; e poi iniziative promozionali culturali e scientifiche internazionali, l'ecoturismo, le visite guidate, i cicli di conferenze , le attività per le scuole e così via. Ecco, su un territorio come questo, che ha recuperato il paesaggio rurale storico, la forza produttiva innovativa, la bellezza paesaggistica e un futuro economico, nessuno 
oserebbe proporre di farci passare una Strada dei Colli...

Invece siamo al punto che per aggirare i vincoli del Pptr il Comune di Cisternino sta chiedendo una serie di “deroghe” e, a quanto ne sappiamo, la Regione sembra disposta a cedere al compromesso. In fondo, si dice, la strada sarà più stretta del previsto... Ma basta togliere 75 centimetri di asfalto a corsia di marcia per conciliare il progetto (a firma Technital, a proposito...) con il Pptr?
Ho già detto che in ogni intervento come questo della Strada dei Colli si confrontano due visioni di futuro. Spero che la Regione Puglia attivi presto i progetti del suo Pptr che comportano molte opere urbanistiche, infrastrutturali, ambientali, urbane, rurali, insomma un gigantesco cantiere regionale che farebbe partire il nuovo modello di sviluppo fondato sulla messa in valore dei beni patrimoniali del territorio e del paesaggio. Se invece non mette in atto questo new deal del territorio, allora sì che la Regione si troverebbe a dover contrattare i 75 centimetri di asfalto...

D'altra parte, un Pptr è una faccenda politicamente molto delicata. Non è forse vero che Renato Soru, il governatore della Sardegna, è caduto proprio a causa del piano territoriale?
La posta in gioco è molto alta, può determinare schieramenti trasversali tra le  forze della conservazione e dell'innovazione. Soru è caduto per mano di una alleanza tra la destra e una consistente area PD del suo governo, entrambe  portatrici di un'idea di sviluppo fondata su interesse immobiliari.

Angela Barbanente, assessore regionale al Territorio nonché urbanista di formazione, si trova al centro di pressioni e polemiche avanzate dai nemici del Pptr. Che cosa può fare?
Come vicepresidente della Regione  dovrebbe accelerare l'approvazione del Piano utilizzando il suo ruolo interassessorile per avviare prima della fine della legislatura i progetti del Pptr che sono multisettoriali e integrati, e coinvolgono diversi assessorati, perchè oltre a territorio, ambiente e paesaggio ci sono agricoltura, infrastrutture e trasporti, politiche energetiche e economiche, turismo, cultura... Perchè è questa la sfida del Pptr.

E il presidente Vendola?
Non mi sembra che fino a ora si sia occupato molto del Pptr. Spero lo faccia adesso, nella fase decisiva della sua approvazione.


note:
intervista su Repubblica: http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/09/20/news/il_patrimonio_della_puglia_a_rischio_fra_cemento_pannelli_e_pale_eoliche-66976877/

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